LE COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI IN ITALIA

Le Comunità Energetiche Rinnovabili, un modello innovativo di gestione dell’energia già ampiamente diffuso in Nord Europa ora possono nascere anche in Italia

In breve: Andiamo a scoprire insieme cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili, come sono nate e si sono diffuse in Nord Europa, la patria della sostenibilità energetica.

Analizziamo come le Comunità Energetiche Rinnovabili possono ora essere create e gestite in Italia per poter approfittare di sconti e detrazioni fiscali sull’energia prodotta e consumata e come si può strutturare una comunità autosufficiente grazie alle nuove leggi italiane.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili e le nuove leggi in Italia

L’Italia ha finalmente intrapreso la strada segnata già dal nord Europa. Infatti, con le ultime normative di legge, l’Italia ha espresso l’esigenza di promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili anche nel nostro Paese.
Queste Comunità Energetiche sono già un modello innovativo diffuso nella gestione dell’energia negli efficienti e virtuosi Paesi del Nord Europa, Danimarca, Svezia e Norvegia su tutti.

Le nuove normative italiane favoriranno la possibilità per le famiglie di attivarsi nell’utilizzo di energie green e tecnologie sostenibili per la creazione di sistemi virtuosi di autoproduzione, autoconsumo e condivisione dell’energia con vicini di casa e proprietari di immobili nella propria zona, attraverso proprio le Comunità Energetiche Rinnovabili.

Cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili?

Ma cos’è una Comunità Energetica Rinnovabile??

La Comunità Energetica viene strutturata come una associazione composta da cittadini privati, enti pubblici locali, aziende, attività commerciali, che si uniscono scegliendo di adottare le tecnologie sostenibili (ad esempio gli impianti fotovoltaici – clicca per leggere di più) per poter autoprodurre l’energia elettrica grazie a fonti di energia rinnovabile e sostenibile, e allo stesso tempo autoconsumarla sia per la propria casa sia condividendola con il resto della comunità in un circolo virtuoso di scambio continuo.

Così facendo si crea una comunità di scambio di produzione e consumo di energia: ad esempio, se il mio impianto produce mentre sono al lavoro, non riuscirò a consumare direttamente l’energia che produco, questa energia verrò rimessa in circolo nella mia comunità e verrà utilizzata da un vicino che ha bisogno momentaneo di un surplus di energia. La stessa cosa succederà a mio vantaggio quando dovrò utilizzare vari elettrodomestici in contemporanea “sforando” la mia autoproduzione e andando quindi ad attingere alla produzione degli altri componenti della comunità. Se ci pensiamo bene, questo è un passo avanti epocale rispetto all’attuale possibilità di autoproduzione e autoconsumo, e apre la porta ad una infinita possibilità di adozione e miglioramento dello stile di vita delle famiglie italiane abbassando drasticamente i costi e le emissioni che impattano negativamente sull’ambiente (clicca per approfondire l’argomento).

Allo stesso modo quindi si svilupperà un sistema congiunto di scambio locale, sostenibile e sempre più “staccato” dal sistema elettrico nazionale.

Allo stesso tempo, queste Comunità oltre alla energia elettrica sostenibile porteranno nel tempo al nascere di nuove forme di economia sociale circolare.

Come funzionano le Comunità Energetiche Rinnovabili?

Una Comunità Energetica si forma con la collaborazione di soggetti privati (proprietari di immobili) e enti pubblici.

Insieme costituiscono un ente legale che prevede di attivarsi per la produzione di elettricità attraverso tecnologie rinnovabili e sostenibili, come gli impianti fotovoltaici.

Gli impianti fotovoltaici previsti, a differenza di prima, possono essere condivisi, come per esempio in una centrale fotovoltaica o eolica a disposizione della collettività. Rimane anche la possibilità usuale che siano impianti individuali, come per esempio un sistema fotovoltaico installato sul tetto di una casa, di un’azienda, di una sede di un’amministrazione pubblica o di un condominio. 

Così facendo, i consumatori passivi (detti consumer) si trasformano in consumatori attivi e produttori di energia (ovvero prosumer).
Questo status si ottiene proprio perché non solo producono in autoproduzione grazie al proprio impianto fotovoltaico per l’autoconsumo, ma anche cedono l’energia in eccesso non alla rete pubblica ma agli altri soggetti della Comunità Energetica, collegati tra loro in smart grid.

La smart grid è una infrastruttura smart, ovvero intelligente, che collega tra loro i partecipanti della Comunità Energetica. Oltre alla rete di collegamento può essere composta anche da sistemi evoluti di storage o batterie per accumulo (clicca per saperne di più), per l’accumulo di tutta l’elettricità non consumabile direttamente.


La smart grid è “smart” anche per il fatto che viene strutturata con un cuore digitale (costituito da tecnologie digitali all’avanguardia), il cui scopo è quello di ottimizzare continuamente la produzione, l’accumulo e il consumo dell’energia creata da ciascun soggetto partecipante alla Comunità.

L’infrastruttura digitale è formata, ad esempio, dai sensori per il monitoraggio dei consumi di elettricità, da tecnologie in cloud che associano a livello digitale i componenti della Comunità, fino ad arrivare a sistemi basati sulle blockchain per controllare che ogni passaggio sia esatto e garantire la trasparenza, l0affidabilità e la sicurezza di ogni conteggio.

Ogni persona coinvolta nella Comunità Energetica dovrà installare un energy box, un dispositivo che permette di collegare l’immobile e l’impianto alla rete locale, per assicurare la condivisione in tempo reale delle informazioni su produzione, autoconsumo, cessione e prelievo dell’energia elettrica.

Le comunità energetiche sono gruppi di persone che decidono di produrre e consumare energia in modo collettivo, gli utenti devono essere collegati alla stessa cabina elettrica in questo modo produttore e consumatore diventano una comunità energetica che offre moltissimi vantaggi sia economici che sociali

Cosa prevede la normativa in merito alle Comunità Energetiche Rinnovabili

Il Decreto Milleproroghe 162/2019 ha promosso in Italia la legge sulle Comunità Energetiche Rinnovabili.

La nuova legge ha quindi riconosciuto le Comunità Energetiche Rinnovabili (REC): sono identificate come i tratta di associazioni di cittadini, imprese ed enti locali che decidono di unirsi con l’obiettivo di dotarsi di impianti per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili.

L’unica restrizione riguarda le aziende. Per loro la produzione e cessione dell’energia all’interno della Comunità Energetica non deve rappresentare l’attività principale.


L’altra configurazione possibile per la creazione della Comunità Energetica è quella dei gruppi di auto-consumatori di energia rinnovabile, con la quale una serie di soggetti privati possono produrre e vendere energia elettrica da fonti rinnovabili in modo autonomo a più utenze situate sul territorio.

Con il decreto sulle Comunità Energetiche il nostro Paese ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018, con cui l’Unione Europea riconosce valenza giuridica alle associazioni e introduce la figura del produttore/consumatore di energia (prosumer).


Le comunità energetiche in Italia possono ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE (Gestore Servizi Energetici), con un corrispettivo unitario e una tariffa premio, quest’ultima pari a 100 euro/MWh per i gruppi di auto consumatori e 110 euro/MWh per le comunità energetiche.

L’ultima normativa prevede che l’impianto fotovoltaico oggetto delle agevolazioni debba essere di nuova costruzione, avere una potenza entro 200 kW ed essere collegato alla rete elettrica a media/bassa tensione, utilizzando la stessa cabina di trasformazione per il prelievo e la cessione dell’energia elettrica con la rete.


Va ricordato che la normativa potrà ancora subire cambiamenti.

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