Febbraio 6, 2024
In breve:
La Presidente dell’Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili: “Purtroppo burocrazia e instabilità governi italiani rallentano sviluppo verso il rinnovabile”
«Il fotovoltaico avrebbe effetto immediato sulla riduzione delle bollette, abbattendo i costi dal 40 al 70%. Stimando una riduzione media dei costi del 50% (nella forbice dal 40 al 70%) si otterrebbe un risparmio totale per le famiglie italiane di circa 24 miliardi di euro». Parola di Veronica Pitea, Presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), che però avverte sulle problematiche del settore in Italia: «Dobbiamo risolvere però problemi importanti come: la produzione della materia prima necessaria per poter fare un lavoro importante, la manodopera necessaria per farlo e le modalità di smaltimento a fine vita delle batterie e dei pannelli. Purtroppo in Italia – continua Pitea – la burocrazia ma soprattutto l’instabilità dei nostri governi rallentano le installazioni massicce di pannelli fotovoltaici e lo sviluppo verso il rinnovabile. Tra decreto salva Italia, spalma incentivi, Tremonti ambiente, extraprofitti, troppe volte chi investe si trova a dover far fronte a nuove spese, business plan da rivedere, perché lo Stato promette delle cose ma poi con ogni cambio di governo quanto prospettato prima diventa una “promessa infranta”».
La Presidente di ACEPER poi affronta il tema delle nuove direttive “green” dell’UE per cui entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno essere riconvertiti in classe E: «La problematica principale è il fatto che più del 60% delle nostre costruzioni sono in classe F / G, per non parlare che poi lo step successivo sarebbe portare le stesse in classe D… Per arrivare a questi livelli ci dobbiamo immaginare un’Italia che cambia volto completamente.
Diciamo che dovremmo immaginarci un 110% moltiplicato probabilmente per 1000. Poi abbiamo un altro problema in Italia: secondo l’Agenzia del Territorio ad oggi ci sono circa 2 milioni di case fantasma e più del 35% delle costruzioni registrate al catasto è stato fatto non rispettando le norme.
Prima dobbiamo sanare per poter “dare un volto nuovo in termini di efficienza”: saremo in grado di farlo entro il 2030? Sicuramente ci dobbiamo mettere in linea con le richieste che la Terra stessa ci fa, non è più una questione di regole imposte ma di necessità, di conseguenza in qualche modo bisognerà farlo».
Veronica Pitea stima che per questa transizione richiesta dall’UE ci sarà bisogno di una grande forza lavoro: «Oggi con la richiesta che abbiamo sul reparto fotovoltaico mancano già circa 500.000 addetti del settore; se dovessimo pensare che entro il 2030 dobbiamo tassativamente rispettare le tempistiche dell’Unione Europea, probabilmente ne serviranno almeno altri 3 milioni. Sicuramente tanti operai, elettricisti, ingegneri, geometri, architetti, addetti del settore edile. In tutte le regioni, nessuna esclusa».
Infine, sull’annuncio fatto dall’ONU secondo cui entro 20 anni si chiuderà il buco dell’ozono, la Presidente di ACEPER commenta: «Il fotovoltaico potrebbe accelerare questo cambiamento perché riduce le emissioni di CO2, una delle principali cause dell’apertura del buco dell’ozono.
Per produrre un chilowattora elettrico vengono bruciati mediamente l’equivalente di 2,56 kWh sotto forma di combustibili fossili e di conseguenza emessi nell’aria circa 0,53 kg di anidride carbonica. Si può dire quindi che ogni kWh prodotto dal sistema fotovoltaico evita l’emissione di 0,53 kg di CO2. Se pensiamo che su 14 milioni di edifici (censiti) abbiamo poco più di 1 milione di impianti…», conclude Veronica Pitea.
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